Una nuova facciata al posto della demolita Can Sau, a Olot, in Catalogna

Curioso e riuscito consolidamento della parete di un edificio, rimasta scoperta dopo la demolizione del palazzo confinante. Siamo nel centro storico di Olot, in Catalogna, dove la demolizione di Can Sau per un riallineamento stradale ha lasciato un vuoto urbano, un senso di incompiuto reso evidente dal muro dell'edificio adiacente, con resti di piastrelle, segni di rampe di scale e tracce di vita; per sostenere il muro, quattro contrafforti. Il tutto in pieno centro e di fronte alla parete laterale del Santuario di Santa Maria del Tura.

Can Sau a Olot Can Sau a Olot

Per ridare dignità e meno provvisorietà a questo vuoto urbano, lo studio unparelld'arquitectes ha formulato una nuova facciata. I contrafforti esistenti sono stati utilizzati per impostare tre volte a botte, realizzate con laterizi a vista e sostenute anche da una struttura rossa in acciaio. "Abbiamo completato quello che i contrafforti lasciavano immaginare" dicono gli architetti. Il muro è stato impermeabilizzato e consolidato, rivestito di laterizi a vista, che, accompagnando la forma dell'arco, disegna un cerchio, sotto ogni volta, profilato da mattonelle dorate. All'interno dei cerchi, motivi decorativi citano la vita passata del muro. Quattro nicchie interrompono le pareti di laterizi: sono l'installazione permanente dell'artista visuale Quim Domene, che ha inserito elementi allegorici della storia del quartiere.

Can Sau a Olot Can Sau a Olot

L'effetto è suggestivo, da una parte le tre volte richiamano immediatamente la facciata di una chiesa, una citazione del vicino Santuario, quasi una presa d'atto del dovuto rispetto che una facciata incompleta non gli avrebbe dato; dall'altra la diversità dei materiali, lasciati volutamente a vista, con le mattonelle che citano il passato perduto dell'edificio che non c'è più, fanno pensare alla provvisorietà che (forse) riguarda la struttura.

Can Sau a Olot Can Sau a Olot

Sotto le volte, le possibili nuove attività pubbliche, come la socializzazione dei cittadini, piccoli mercatini, uno spazio per la stessa chiesa del Tura.

Le foto sono di Jose Hevia.


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